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Premio di Ricerca

"Valeria Silvia Mellace" 2015

Il vincitore e la sua ricerca

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Andrea Grazian

nasce a Roma il 18 maggio 1989 e si laurea nel 2011 in Scienze archeologiche e storiche del mondo classico e orientale all’università di Roma “La Sapienza”, con una tesi dal titolo: “Tra porta Esquilina e porta Maggiore: trasformazioni nel paesaggio urbano”. Il lavoro, incentrato sull’indagine topografico-urbanistica di un settore di Roma antica, gli permette di sviluppare le necessarie metodologie d’analisi per la ricostruzione della storia urbana e della topografia storica della città antica. Prosegue i suoi studi all’università di Roma “La Sapienza”, frequentando il corso di laurea magistrale in Archeologia, curriculum classico, nel corso del quale prende parte al progetto denominato “The villa Gordiani project”, sotto la direzione scientifica del prof. Domenico Palombi, volto allo studio integrato del complesso archeologico posto al III miglio dell’antica via Prenestina.  Per la propria tesi di laurea magistrale affronta lo studio del mausoleo della villa, la maggior emergenza architettonica del sito, e vince una borsa di studio per perfezionare la propria ricerca presso la Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco di Baviera.  Laureatosi nel 2014 con una tesi dal titolo “Il mausoleo della c.d. villa dei Gordiani al III miglio della via Prenestina” (rell. prof. Domenico Palombi e prof.ssa Alessandra Ten), viene ammesso lo stesso anno al XXX ciclo del dottorato di ricerca in Archeologia Classica dell’università di Roma “La Sapienza”, dove attualmente si occupa dello studio della storia urbana del Cispio, uno dei settori di Roma antica ancora privo di una comprensione organica.  Tra i suoi interessi di ricerca figurano lo studio della topografica storica di Roma antica, l’architettura antica, lo studio delle decorazioni pavimentali (su cui ha recentemente pubblicato un articolo dal titolo: “Disegni inediti di pavimenti antichi da Villa Casali sul Celio: le riproduzioni ottocentesche di Enrico Calderari conservate all’Archivio di Stato di Roma, in Atti AISCOM XXII) e la storia dell’archeologia.

 

 

 

Il tempio di Giunone Lucina sull’Esquilino: una rilettura del problema topografico alla luce delle fonti archivistiche, epigrafiche e letterarie 
 
 
Premessa

Tra i più antichi luoghi di culto attestati a Roma ancora privi di una certa collocazione topografica, vi è quello di Giunone Lucina, che la tradizione antiquaria romana metteva in relazione ad una mitica ara dedicata da Tito Tazio. All’epoca di Servio Tulllio al tesoro della dea, presumibilmente posto nello stesso luogo, doveva essere versata una somma di denaro per ogni nascituro, in modo di conoscere il numero degli abitanti di Roma. Il culto della divinità era, infatti, collegato alla sfera del parto e della gravidanza; le fonti antiche parlano di Giunone Lucina come protettrice delle nascite e ogni primo marzo veniva celebrata in suo onore la festa dei Matronalia, antichissimo rituale riservato esclusivamente alle donne. Le stesse fonti antiche ci hanno tramandato la posizione del tempio situato presso il mons Cispius, l’altura più settentrionale del sistema orografico esquilino, e l’anno di dedica dell’edificio templare, il 375 a.C., anno sine magistratibus. In particolare, l’episodio della dedica del tempio è tra i più controversi della storia repubblicana della città: si tratterebbe, così come riportato da Verrio Flacco nei fasti Prenestini (CIL I², p. 233), dell’unico tempio dedicato da una donna, Albinia, figlia (o moglie) di Lucio Albinio eroe durante l’assedio gallico.

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Lo stato degli studi e gli obiettivi della ricerca

L’area del Cispio è tra le più neglette nella conoscenza della topografia storica di Roma antica. I diversi tentativi di localizzazione del tempio si sono basati su un dossier archeologico relativamente limitato, cercando di agganciare ipotesi di collocazione sulle scarse notizie edite. Nessun contributo inoltre si è occupato della complessa tradizione letteraria associata al culto, del particolarissimo rituale testimoniato dalla tradizione epigrafica e letteraria - riportante una castità rituale unita ad un’inversione dei ruoli nella famiglia -  e della sua integrazione nel contesto storico-urbano del Cispio. Nella ricerca ci si propone di revisionare l’intero dossier riguardante il tempio, la sua collocazione topografica e la tradizione cultuale, integrandolo con gli inediti dati d’archivio e confrontandolo con i templi dedicati alla stessa dea meglio conosciuti, primo fra tutti quello di Norba.

 

Metodologia

In prima istanza si intende tornare alla lettura del dossier tramandatoci dalle fonti letterarie, che risulta decisamente corposo e denso di informazioni, eliminando le sovrastrutture interpretative posteriori. In particolare due passi di Varrone (ling. V, 49 e ling. V, 50) ed uno di Ovidio (fast., II, 435) risultano particolarmente significativi per restringere l’area di ricerca per la localizzazione del tempio. Successivamente si passerà all’analisi del più importante documento epigrafico inerente la costruzione di un murus dell’aedes dedicato alla dea (CIL VI, 358), vagliandone criticamente contenuto e luogo di rinvenimento. Individuato, attraverso l’analisi combinata di fonti letterarie ed epigrafiche, un areale accettabile in cui localizzare il tempio, si procederà al vaglio sistematico di tutte le notizie d’archivio e della cartografia storica inerenti il settore in esame col fine di proporre una nuova ipotesi di collocazione topografica. Infine si intendono approfondire alcune tematiche storico-religiose inerenti il culto di Giunone Lucina quali il problema della dedica e della storia del tempio e le feste dedicate alla dea, i Matronalia, cercando di proporre un confronto con le forme di culto praticate nell’altro grande santuario a lei dedicato, quello di Norba.

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